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Il Profeta

                                                         Riguarda & Recensisci

Anche oggi c'è Riguarda & Recensisci, e per l'occasione ripesca dal suo cappello un film che la prima volta in cui l'ho visto, non l'ho centrato a dovere, o meglio, non mi è piaciuto subito: Il Profeta di Jaques Audiard.
Devo dire però, che a una seconda visione, pur avendolo messo nei cult devo dire di lasciarlo nei cult, perchè senza alcun dubbio si tratta di una pellicola particolare ricca di scene molto violente ma che sono perfette nel contesto del racconto del film che abbiamo in esame oggi.

Il film racconta con una lucida freddezza l'ascesa al potere di un giovane, che entra in carcere giovanissimo per un tentativo di furto fallito, in cui è praticamente incapace anche di difendersi, ma c'è un carcerato che lo prende sotto la sua ala Cecar Luciani, il boss dei corsi che piano piano lo trasforma, quando capisce che è pronto gli da come primo incarico l'omicidio di un arabo di nome Reyeb, coperto comunque dai carcerieri corrotti.
Il fantasma di Reyeb lo tormenta, ma questo non fa si che cerchi di cambiare, anzi, entra ancora di più nelle grazie di Cecar, e gli dice di comportarsi da detenuto modello per poi uscire e compiere missioni per lui.
Tutto questo riesce a meraviglia, anche dal fatto che Malik ha cominciato a studiare da Ryad, che in carcere gli insegna a leggere e a scrivere, ma gli da anche la possibilità di conoscere altra gente, soprattutto arabi, che piano piano lo introducono nel loro giro.
Un operazione di droga gli da la svolta per voltare pagina ed entrare proprio nella banda degli arabi, che riconoscono in lui forti doti criminali.
Nonostante ciò lavora ancora per il leader corso, Cecar, però si rende conto che non vuole più sottostare si suoi comandi, lui vuole essere un profeta, proprio come lo riconosce Brahim Latrache per il suo modo di svolgere gli affari.
Quando però Cecar gli chiede di svolgere l'omicidio del suo capo, Malik farà qualcosa che lui non ha predetto riuscendo  in questo modo a diventare il boss degli arabi...basta non dico nulla.
Il film è uno sconvolgente esempio di come una nullità, cioè una persona normale, potrebbe diventare uno spietato criminale una volta entrato in prigione.
E li chiamano istituti correzionali?
Ma per favore...
Comunque sia è un film particolarmente difficile, che non colpisce a primo impatto, ma che è capace di cogliere diverse sfumature della durissima vita carceriera, e delle infinite possibilità nella vita criminale, che è capace di costruire letteralmente persone normali e farle diventare spietati assassini e ladri.
E la storia di questo film tratta proprio di questo.
Film ovviamente messo nei cult, che ovviamente richiede molta attenzione e soprattutto una infinita comprensione sulle azioni dei personaggi.
Sembra una storia buttata su per le lunghe ma non è così, a volte si ha l'impressione di essere palloso, ma le soluzioni visive e stilistiche del regista sono importanti per narrare una storia durissima, dove la violenza è capace anche di atterrire lo spettatore, ma fortunatamente di non turbarlo più di tanto.
In conclusione, non posso fare altro che consigliarvi questo film, d'altra parte è lo stesso regista di Un Sapore di Ruggine e Ossa e quindi merita senz'altro una visione.
Voto: 8

  


 

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