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Magnolia

                                                       Riguarda & Recensisci

E anche stasera c'è Riguarda & Recensisci, rubrica che ripesca i film visti in precedenza e non ancora recensiti alla fabbrica, e, come la settimana scorsa in cui ho recensito gli ultimi film di David Lynch che mancavano alla fabbrica, questo weekend pasquale, è tutto dedicato al bravissimo Paul Thomas Anderson, autore molto stimato a casa Lynch, sin dai tempi di Boogie Nights, film che ho affittato, e ho visto dopo aver letto mesi prima l'articolo su ciak, e, naturalmente ho recensito pure qui alla fabbrica.
Oggi si comincia con Magnolia, domani si continua con Ubriaco D'amore e poi si finisce con l'opera d'esordio Sydney, il lunedì di pasquetta.

Andiamo a noi.
Magnolia si presenta come un opera che mette in primo piano le vite di nove americani che vivono nel quartiere che da il titolo al film, a San Fernando Valley in California.


Paul Thomas Anderson, presenta sin da subito la cronologia degli eventi mostrando la casualità della vita, con un piccolo snuff movie, in cui si racconta la storia di un farmacista che viene ucciso, per poi raccontare di un crupier che accidentalmente finisce su un albero e muore dopo essere stato investito da un aereo, e di un giovane che muore per metter fine alle liti dei genitori.
La cosa sorprendente è la bravura di Anderson nel sottolineare questi eventi che danno l'incipt a quello che definisco uno dei suoi migliori film.
La storia vera e propria comincia dopo la descrizione di questi eventi, in cui assistiamo alle vite di nove persone per ventiquattro ore, in una giornata di pioggia incessante, entriamo nel loro inferno privato fatto di rimpianti, segreti e bugie, cose non dette e lasciate nell'inconscio dei personaggi e via dicendo.
Abbiamo Linda - una bravissima Julianne Moore - che scopre l'amore per il marito quando ormai è troppo tardi, scopriamo che ha scopato in giro, e che lo ha sposato soltanto per i soldi, scoprendo proprio quando ormai non c'è più nulla da fare per il marito di amarlo davvero, quello stesso marito che non parla con il figlio da dieci anni, e che vorrebbe vederlo un ultima volta prima di andare via, c'è l'infermiere che si occupa di lui e che medita di riunire padre e figlio cercandolo in ogni dove e comprando riviste pornografiche per beccarlo.
Poi c'è Stanley, bambino geniale che il padre sfrutta per farlo partecipare a un telequiz, dove sono i campioni con altri due ragazzini, e che cerca soltanto l'amore del padre, che non gli consente di vivere come tutti gli altri bambini.
C'è Claudia cocainomane che non vuole assolutamente parlare con il padre, che è il presentatore di un quiz televisivo dove si sfidano i bambini e gli adulti, che farà una confessione terribile alla moglie, c'è il poliziotto che si innamora di lei, dopo essere stato a casa sua per farle abbassare il volume.
C'è Donnie Smith, un tempo definito il mago del quiz, che vuole farsi l'apparecchio ai denti per conquistare un barista di cui si è innamorato visto che ha partecipato al telequiz del padre di Claudia, quel tale Jimmy Gator, a cui rimangono soltanto due mesi di vita a causa di un cancro, e che cerca in tutti i modi di riappacificarsi con la figlia.
E tanti altri ancora...
Il film di Paul Thomas Anderson, si presenta come un caleidoscopio di vite, e non cerca la pietosità del pubblico con una storia verosimile, ma anzi, lo catapulta nelle vite di questi nove personaggi facendogli sentire tutto il loro dolore, tutti i loro sentimenti e tutta la loro merda, perchè con la sua mdp non intende solo raccontare una storia, ma anzi, fa in modo che lo spettatore si identifichi con i personaggi, e che ne carpisca ogni sfumatura e ogni sfaccettatura delle loro vite.
Paul Thomas Anderson mostra la vita vera in questo film, c'è davvero la vita vera, perchè ognuno di noi, che lo voglia o no, viviamo il nostro inferno privato, nessuno è felice, e tutti quanti abbiamo i nostri demoni da affrontare nella vita, oltre che segreti nell'armadio.
In questo film, ha avuto veramente libertà creativa, e diversi premi a Berlino credo, ma non il successo di pubblico.
Nel suo complesso però dobbiamo riconoscere l'ottima messa in scena di una pellicola capace di spaccare lo schermo, con le storie di una umanità allo sbando, in una città immersa nella pioggia, la cui catarsi si avrà in una finale e biblica pioggia di rane, dove tutto avrà più senso.
E come se Dio da lassù ad un certo punto con tutto questo dramma avesse detto, ora basta, e ha mandato letteralmente e non metaforicamente una pioggia di rane a rinfrescare l'aria e l'ambiente.
Un film che aggiunge un altro tassello alla filmografia dell'ancora giovane Paul Thomas Anderson dopo le due precedenti pellicole, un opera cinematografica che rasenta il capolavoro e non lo tocca proprio per un millimetro.
Io l'ho visto diverse volte e ogni volta è un vero piacere poterlo rivedere, ultima volta vista proprio in occasione della recensione alla fabbrica.
Se non avete visto questa meraviglia di film fatelo, sono sicura che vi piacerà.
Voto: 9 e 1/2



   






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