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Pietà

Si lo so, Kim Ki-Duk è sadico.
Ora mi butterete i pomodori addosso, eh lo so, me lo sarò meritato, ma è la verità, può non piacervi ma il grande Kim Ki-Duk sa essere sadico come pochi.
Ed è proprio nel primo apologo sulla vendetta, cominciato dopo la crisi che ha avuto durante la lavorazione di Dream che è arrivata la sua reazione, dapprima con Arirang che ho ma ancora non ho visto, poi ha ribaltato il tutto reagendo, ovviamente alla sua maniera.

Lo dico chiaro e tondo, non è un film facile.
Il titolo sembra suggerire qualcosa di pacato e amorevole ma il film è un apologo sulla vendetta: la vendetta di una madre per la morte del figlio, ucciso proprio dall'uomo che segue da un po' di tempo.
E qui che entra il grande Kim.
Ed è in forma, si vede dalla cura con cui ha lasciato esprimere i sentimenti della madre, che si fa accettare dall'assassino di suo figlio, che lui crede sia la sua di madre e lei glielo fa credere con diversi stratagemmi, ma è qui che comincia il gioco perverso della donna.
Dapprima si fa accettare, poi comincia un gioco al gatto col topo, in cui lei cerca di intrappolare lui per ucciderlo, riuscirà l'assassino a capire le sue reali intenzioni?
Un film con un finale che vi sorprenderà, decisamente a sorpresa, imprevedibile, ma assolutamente unico.
La vendetta nasce sempre da qualcosa che ti hanno tolto ingiustamente, strappandotelo dalle mani senza alcun motivo, senza spiegazione alcuna, cercare una rivalsa diventa una ragione di vita, soprattutto se sopravvivi al tuo stesso figlio che ti hanno ucciso a sangue freddo.
Il film si concentra non solo sulla violenza, ma anche su una importante lezione di vita: la compassione e la pietà come da titolo.
Se questa madre fa di tutto per vendicare la morte di suo figlio, capisce che deve cambiare il suo assassino affinchè non faccia mai più del male a nessuno.
Come un angelo della morte arriva, e cerca una via di salvezza per colui che le ha tolto il figlio, l'unica azione di vendetta che questa donna ordisce per colui che le ha tolto il figlio: per questo fa più male, perchè pur essendo premeditate le sue azioni hanno un preciso scopo, quello di far nascere la pietà nel cuore dell'assassino.
Ed è doloroso a vedersi, lancinante, perchè il percorso di cambiamento non arriva di colpo, ma cresce piano piano, ed è inquietante il dolore che si prova.
E' un dolore che non ti lascia sopiti, ma che squarta il petto più di un coltello, forse lo stesso coltello che è nel cuore di quella madre che ha perso suo figlio, lei in poche parole vuole fargli provare il suo di dolore, per questo il film è così agghiacciante.
Voto: 8

Commenti

  1. Non brutto, ma c'è 'qualquadra che non cosa' in questo film. Da me si è beccato il minimi sindacale...

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