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Visualizzazione dei post da marzo, 2011

Black Swan

Black Swan è un film imperfetto, giocato tutto sull'interpretazione di Natalie Portman, che ammetto che in questo film è davvero molto ma molto brava, ma il film risente di questo egocentrismo tutto giocato sulla protagonista, una sociopatica, constantemente succube di sua madre e incapace di ribellarsi, inizia un percorso psicologico e perverso che la porterà sempre più giù, in un universo deviato e in una spirale che la allontana sempre di più dalla realtà, soprattutto quando ottiene il ruolo principale del cigno, nel lago dei cigni, allora la sua personalità cambia di colpo e la allontana ancora di più dalla realtà che la circonda, inizia a percepire la presenza di una rivale che la ossessionerà, sarà una discesa agli inferi senza possibilità di ritorno... Darren Aronofsky dopo il bellissimo the Wrestler con Mickey Rourke torna con una pellicola che cita amorevolmente grandi autori come Polanski e soprattutto Lynch, ma qui fa un errore vanitoso, non lascia spazio agli altri

127 ore

Una storia vera, un film estremo, diretto dal premio oscar Danny boyle, se con the Millionaire ha raccontato una storia semplice che anche se ambientato in India, profumava di sogno americano, con 127 ore dirige un film estremo, incredibile, unico. Come dicevo prima 127 ore è tratto da un fatto realmente accaduto nel 2003 a un giovane alpinista che decide di passare un po' di tempo a esplorare le montagne dello Utah, tra paesaggi naturali ricchissimi di bellezza, tuffi in acqua che ricordano anche the beach - un autocitazione? - etc, si passa all'imprevisto, durante una delle esplorazioni Aaron rimane con il braccio intrappolato da un grosso sasso di roccia, i tentativi per liberarsi saranno molteplici, e inefficaci, per ben 127 ore rimane intrappolato dentro la montagna in queste condizioni, alla fine l'unica soluzione per liberarsi sarà amputarsi il braccio (la scena è impressionantissima ma se riuscite a guardarla tutta siete coraggiosi, io mi sono dovuta coprire gl

Burlesque

Per l'esordio cinematografico di una popstar a tutto si pensa, che sia una boiata pazzesca, (vedi i disastri di Britney Spears e Mariah Carey), che sia un polpettone facile facile etc etc etc... Christina Aguilera invece punta su un musical e vince, si perchè Burlesque è un piccolo delizioso film  che ti cattura dall'inizio alla fine, ed è anche brava a recitare, accanto a lei ritroviamo una bravissima Cher che le fa da spalla e sembra quasi siano complici e mattatrici in una delle migliori pellicole uscite quest'anno, c'è un pizzico di pepe, un pizzico di rivalità femminile, un pizzico di sensualità e un pizzico di gioia, è tutto amalgamato bene, le scenografia, i costumi, i balletti, sono ben costruiti e ben fatti, tutto sembra apposto per piacere al pubblico e ci riesce in pieno, qualcuno potrebbe pensare sia un tentativo di lanciare la Aguilera al cinema e basta, e invece è proprio la semplicità dello script e la bravura degli attori tra cui spicca anche un cameo

The Burning Plain - il confine della solitudine

Sono Pochi i film che affrontano l'animo e la sensibilità femminile, e se questi pochi film sanno anche colpirti al cuore allora potete stare tranquilli di aver tra le mani un opera emozionante e interessante, parlo di  The Burning Plain opera prima di Guillermo Arriaga, con protagoniste la bravissima Charlize Theron e una sempre grande Kim Basinger, due donne, due mondi apparentemente lontani, c'è un legame tra loro? Gina, una donna che ha lottato per anni con il tumore, infelice, cerca conforto e affetto tra le braccia di un altro uomo, che sembra darle ciò che il marito da anni non riesce a dare, l'amore, l'affetto, inizia una storia tra loro, ma il film  inizia con Sylvia proprietaria di un ristorante, che passa ogni notte con un uomo diverso, quale legame esiste tra queste due donne? Come mai sembrano così uguali ma sono così diverse? Ben presto capiremmo che c'è molto più di un legame tra loro, Sylvia in realtà si chiama Marian, ed ha lasciato la figliolet

Shadow - L'ombra

Federico Zampaglione ritorna al cinema, e lo fa con una pellicola che è una lenta e inesorabile discesa negli inferi del peggior incubo che può capitare a un essere umano, girato interamente in inglese, è la storia di un reduce della guerra dell'iraq, che decide di rilassarsi per ricominciare a vivere tranquillamente e dimenticare gli orrori della guerra, ma non andrà così, ben presto si ritroverà faccia a faccia con un pericoloso killer sadico che comincierà una lenta e agognosa tortura a lui e a due balordi che all'inizio cercano di fargli le scarpe..Zampaglione si ispira strizzando l'occhio ad alcuni classici horror americani, prendendo spunto anche da Mario Bava, dirigendo una pellicola con chiare ispirazioni a non aprite quella porta di Tobe Hooper, una pellicola ispirata, ben diretta, originale, che ci ricorda la grandezza anche di certi horror di casa nostra, che ormai neanche il grande Dario Argento (da giovane erede di Mario Bava) riesce a concepire, che sia rina

Moulin Rouge è la Recensione + letta della fabrica dei sogni

Sono passati quasi dieci anni dalla sua uscita nelle sale, Moulin Rouge si conferma la recensione più letta della fabrica dei sogni, il film di Buz Luhrmann è il musical che ha riscosso un enorme successo, ma c'è di più, si tratta forse di un film che è entrato o entrerà nella storia del cinema? Di questo ne sono più che certa, sta di fatto che è amatissimo dal pubblico sia perchè è originale, sia perchè ha presentato una Nicole Kidman in forma smagliante e un incrocio a metà strada tra la traviata e la belle epoque, con un mix di musiche post moderne che ha fatto gola a molti cinefili, anche io sono una estimatrice di Moulin Rouge, e lo preferisco a Chicago, nato sulla scia di Moulin Rouge ma ben più convenzionale e tratto già da un musical scritto dal grande Bob Fosse, il pregio di Moulin Rouge è l'originalità, il colore, la tragedia, l'amore impossibile, ma soprattutto l'innovazione di un regista Buz Luhrmann, che qui tocca il punto più alto della sua carriera.

Fur

Fur non è proprio la biografia di Diane Arbus, Ma è un ritratto immaginario, o se vogliamo chiamarlo nel nome che più gli si addice, un omaggio, alla fotografa dei freaks, una storia in parte inventata su una donna, che ha fatto una scelta di vita particolare, fare fotografie a personaggi deformi, borderline, travestiti, nudisti e ritrarli in immagini, che a quei tempi fecero scalpore, Diane (che si legge Dian non Daian) ha iniziato la sua carriera come aiutante del marito fotografo di moda, ben presto però quando un giornalista le chiede  cosa fa lei e la professione che svolge, lei risponde al marito imbarazzata, quasi con le lacrime agli occhi, non riuscendo a nascondere la frustazione del suo ruolo di moglie e di aiutante. Steven Shainberg, già visto nell'interessante Secretary, ritorna con una pellicola semibiografica, e sceglie come protagonisti la bravissima Nicole Kidman, (qui davvero naturale in un ruolo abbastanza complicato) e un ritrovato Robert Downey Jr nel ruolo d