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Au Hasard Balthazar

Un film che mi ha trasmesso angoscia, tristezza, Bresson è ai limiti del pessimismo, dirige un film e sceglie come protagonista un asino, simbolo d'innocenza che viene battezzato da due bambini che da piccoli fanno un piccolo patto d'amore, già dall'inizio le immagini in bianco e nero sembrano quadri nitidi in cui lo spettatore può guardare estasiato soprattutto la scena dell'altalena, se c'è un autore che ha saputo dipingere l'animo umano e a mostrare la verità nuda e cruda quello è Robert Bresson, non ci sono sorrisi, non ci sono emozioni, zero, solo la testimonianza visiva di un povero animale che in silenzio assiste ai mali del mondo senza poter aprire bocca, senza poter dire la sua ma soprattutto senza poter piangere o urlare.
Un vero pugno nello stomaco che per gli spettatori abituati a film di lacrima facile, lo sconsiglierei per vari motivi, prima di tutto è un film d'autore (e Bresson lo era) come in Mouchette lui racconta il male di vivere ma ha il pregio di fotografare i nostri protagonisti quasi come fossero fotografie da appendere e da ammirare avidamente, il film è in bianco e nero e l'ho trovato solo con i sottotitoli in italiano, la colonna sonora è poetica e triste allo stesso tempo ma di grande effetto.
Da collezionare.

Commenti

  1. visto da poco, davvero bellissimo.

    qualcuno, ho letto da qualche parte, associa il cavallo di Bela Tarr all'asino di Bresson come simboli universali della condizione umana.

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  2. si è bellissimo questo film, un film che fa toccare allo spettatore il dolore della vita. :)

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